domenica 7 marzo 2010

Joseph LeDoux e l’emozione della paura

1) Gli stati emotivi monopolizzano le risorse del cervello [causalità ascendente o via button-up]
Infatti, gli stimoli emotivi sono tra i più potenti attivatori dei sistemi modulatori. [...] In presenza di uno stimolo minaccioso l’amigdala invia attraverso le connessioni neurali un feedback diretto alle aree sensoriali della corteccia, stimolando queste aree a mantenere un’attenzione focalizzata su particolari aspetti critici contestuali dello stimolo [a. influenza attenzione selettiva]. Il feedback amigdaloideo raggiunge altre aree corticali impegnate nel pensiero e nella formazione delle memorie esplicite, stimolandole a produrre particolari pensieri e a formare particolari memorie sulla situazione contingente. [b. influenza memoria di lavoro]. Inoltre, l’amigdala invia connessioni ai sistemi attivanti, inducendoli a rilasciare sostanze chimiche modulatorie in tutto il cervello [c. attiva i sistemi motivazionali plurimodali]. Le sinapsi attivamente implicate nel:
a. il processamento del mondo esterno,
b. l’attività di pensiero sul mondo,
c. la formazione di memorie su di esso, [modificando la plasticità cerebrale],
d. la ricezione del feedback amigdaloideo,
risulteranno quindi potenziate.
[...] Allo stesso tempo, si manifesteranno le risposte corporee controllate dall’amigdala, fornendo poi un’ulteriore informazione di ritorno al cervello, non solo sotto forma delle sensazioni che sono parte della risposta “sentita” dell’emozione, ma anche sotto forma di ormoni che influenzano ulteriormente l’attività sinaptica, per un periodo di tempo più lungo anche dei modulatori. Il risultato finale è che l’arousal emotivo 1. si diffonde estesamente all’interno del cervello e 2. si perpetua [circolarmente]. [...] l’arousal di uno stato emotivo non solo concentra gran parte delle risorse cognitive cerebrali su questo stato, ma sospende l’attività di altri sistemi emotivi. Di conseguenza l’apprendimento è coordinato attraverso i sistemi in maniera molto specifica, che garantisce la pertinenza dell’apprezzamento che si sta realizzando alla situazione emotiva del momento. (pp. 445-47)
L’apprendimento è influenzato dalle emozioni in almeno due modi, tramite:
1. condizionamento classico. Avviene grazie alla legge di Hebb, cioè grazie alla facilitazione delle interconnessioni sinaptiche dovute ai singoli neuroni eccitati ripetutamente. Essendo gli eventi concomitanti, le reti locali attivate si rafforzano internamente e contemporaneamente si connettono con più facilità con le altre contemporaneamente attivate.
2. condizionamento strumentale. Avviene per rinforzo, cioè grazie all’ausilio di un premio. I percetti cognitivi vengono associati valorialmente a delle valutazioni emotive piacevoli e spiacevoli, venendo in questo modo marcati somaticamente, come direbbe Damasio.
 
2) La mobilità discendente dei pensieri coordina la plasticità in parallelo [causalità discendente o via top-down]
Se buona parte della responsabilità dell’assemblaggio del sé è dovuta a processi sostanzialmente automatici, eppure questa non è che una parte della storia. Le rappresentazioni convergenti costruite in tal modo vengono impiegate anche per dirigere l’attività percorrendo in senso inverso i processi elaborativi gerarchicamente organizzati. I pensieri e le memorie collocati nella memoria di lavoro (MdL), per esempio, possono influenzare:
a. il modo in cui vediamo le cose,
b. il modo in cui ci comportiamo.
Queste funzioni esecutive di controllo della memoria di lavoro sono possibili poiché la corteccia prefrontale, come altre zone di convergenza, ricambia le proiezioni. In altre parole, le connessioni sono rimandate alle regioni che forniscono le afferente convergenti. Tirando i fili giusti (tirando gli assoni giusti), la memoria di lavoro è in grado di dirigere il traffico all’interno delle aree con le quali è collegata, potenziando l’elaborazione degli stimoli rilevanti per il compito nel quale si è impegnati e inibendo l’elaborazione di altri stimoli. Il processo mediante il quale il pensiero può indurre il cervello a diramare particolari ordini è noto come causalità discendente. [...] Se un pensiero, [ma anche un’intenzione cosciente] è un pattern di attività neurale in una rete, non solo può determinare l’attivazione di un’altra rete, ma può anche determinarne il cambiamento e la plasticità. [...] La mobilità retroattiva del pensiero rappresenta un potente mezzo attraverso il quale viene coordinata la plasticità in parallelo nei sistemi neurali. [...] Affidando un tale potere ai pensieri, possiamo cominciare a capire come il modo in cui pensiamo noi stessi possa avere importanti influenze sul modo in cui siamo e su chi diventiamo. L’immagine di Sé è autoperpetuante (pp. 443-45).
Allora l’immagine del Sé basale dovuta più all’influenza di motivi impliciti button-up, può essere fatta interagire con l’immagine del Sé motivazionale come ipotizzato da McCllelland. Secondo LeDoux, rimane comunque la constatazione della difficoltà dell’armonizzazione delle componenti modulari componenti il sistema cerebrale, cioè i sistemi motivazioni, emozionali e cognitivi. Infatti, il nostro cervello non si è evoluto a un punto tale che i nuovi sistemi, i quali rendono possibile un pensiero complesso, riescono facilmente a controllare i sistemi antichi che danno origine ai nostri bisogni e moventi di base, nonché alle reazioni emotive. Ciò non vuol dire che siamo completamente in balia del nostro cervello e che non ci resti che cedere ai nostri impulsi. Significa invece che la causalità discendente è a volte un’impresa ardua. Fare la cosa giusta non sempre scaturisce spontaneamente dal fatto di sapere quale sia la cosa giusta da fare. 
In conclusione, dunque, il Sé è sostenuto da sistemi che operano sia in modo esplicito sia in modo implicito. Attraverso i sistemi espliciti ci sforziamo di affermare in modo intenzionale chi siamo e il modo in cui ci comporteremo. Ma solo in parte riusciamo effettivamente in tal senso, dal momento che abbiamo un accesso conscio imperfetto ai sistemi emotivi, che svolgono un ruolo tanto cruciale nel coordinare l’apprendimento proveniente da altri sistemi. A dispetto della loro importanza, tuttavia, i sistemi emotivi non sono sempre attivi e hanno solo un’influenza episodica su quanto gli altri sistemi apprendono e memorizzano. Per di più, siccome esistono molteplici sistemi emotivi indipendenti, l’influenza episodica di un qualsiasi sistema è autoreferente e allo tempo parte dell’impatto generale che le emozioni hanno sullo sviluppo del Sé (pp. 149-50).

Tratto da il “Sé sinaptico. Come il nostro ci fa diventare quelli che siamo” (2002)

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