domenica 7 marzo 2010

Il marcatore somatico di Damasio

L’evoluzione sembra aver assemblato i meccanismi cerebrali dell’emozione e dei sentimenti procedendo per gradi. Dapprima viene il meccanismo per produrre reazioni a un oggetto o a un evento, orientate verso l’oggetto stesso o le circostanze: Il meccanismo dell’emozione. Poi viene il meccanismo per produrre una mappa cerebrale e successivamente un’immagine mentale - un’idea - delle reazioni e dello stato dell’organismo che ne risulta: il meccanismo del sentimento.
Il primo dispositivo, quello dell’emozione, consentì agli organismi di rispondere in modo efficace, sebbene non creativo, a numerose circostanze che, a seconda dei casi, potevano essere favorevoli o minacciose - circostanze ed esiti rispettivamente positivi e negativi per la vita. Il secondo meccanismo, quello del sentimento, introdusse una sorta di allarme mentale per rilevare le circostanze buone o cattive, e prolungò l’impatto delle emozioni influenzando in modo duraturo attenzione e memoria. Alla fine, in una proficua combinazione con i ricordi del passato, l’immaginazione e il ragionamento, i sentimenti portarono all’emergere della previsione e alla possibilità di creare risposte nuove, non più stereotipate (p. 104).
 
[...] Il richiamo del segnale emozionale assolve a compiti importanti. Implicitamente o esplicitamente, esso porta a concentrare l’attenzione su particolari aspetti del problema e pertanto migliora la qualità del ragionamento. Un segnale palese innescherà allarmi automatici nei confronti di opzioni che, probabilmente, avrebbero esiti negativi. Una sensazione viscerale può sconsigliarci di compiere un passo che, a suo tempo, ha avuto conseguenze negative, e questo ancora prima che il nostro ragionamento ci dica: “non farlo”. Ma il segnale emozionale, anziché attivare  l’allarme, può anche spingerci a prendere rapidamente una certa decisione, perché, nella storia del sistema, essa ha finito con l’essere associata a un esito positivo. In breve, il segnale in questione marca opzioni ed esiti attribuendo loro una valenza positiva o negativa, che restringe lo spazio della decisione e aumenta la probabilità di conformare l’azione presente all’azione passata. Poiché, in un modo o nell’altro, i segnali riguardano il corpo, cominciai a riferirmi a queste idee come all’ipotesi del marcatore somatico.
Il segnale emozionale non è un sostituto del ragionamento vero e proprio, ma ha semplicemente un ruolo ausiliario, giacché ne aumenta l’efficienza e lo velocizza.. In qualche caso, può renderlo quasi superfluo, come accade, per esempio, quando respingiamo immediatamente un’opzione che condurrebbe a un disastro sicuro o viceversa, cogliamo al volo una buona opportunità in base alla sua elevata probabilità di successo.
In alcuni casi il segnale emozionale può essere molto forte, e condurre alla parziale riattivazione di emozioni come la paura e la felicità, seguite dal sentimento cosciente appropriato di quella particolare emozione. È questo il presunto meccanismo della percezione viscerale, che utilizza quello che ho definito circuito corporeo. D’altra parte, i segnali emotivi possono funzionare anche in modo più sottile, e presumibilmente, nella maggior parte dei casi, è così che svolgono la loro funzione. In primo luogo è possibile produrre percezioni viscerali senza usare davvero il corpo, ma attingendo dal circuito come sé. In secondo luogo, poi, c’è un fatto più importante, e cioè che il segnale emozionale può operare interamente al riparo dal radar della coscienza.
Può produrre alterazioni nella memoria operativa, nell’attenzione e nel ragionamento, così che il processo decisionale sia orientato verso la scelta dell’azione che, sulla base dell’esperienza precedente, ha maggiore probabilità di condurre al migliore esito possibile. L’individuo può anche non avere cognizione di queste operazioni implicite. In tali condizioni, noi intuiamo una decisione e la mettiamo in atto, in modo rapido ed efficace, senza avere alcuna conoscenza dei passaggi intermedi.
Il nostro gruppo di ricerca, insieme ad altri, ha accumulato dati sostanziali a conferma di tali meccanismi. Il loro legame con il corpo è noto da secoli al buon senso comune. Spesso ci riferiamo ai presentimenti che orientano nella giusta direzione il nostro comportamento come ai visceri o al cuore. [...] L’idea che le emozioni siano intrinsecamente razionali, sebbene si sia mantenuta marginale, ha una lunga storia (p. 180-81).

Tratto da “Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimento e cervello” (2003).

Nessun commento:

Posta un commento